A inizio settimana ho preso parte alla cerimonia dell’Avvento insieme ai miei figli.
Nelle scuole steineriane si percorre una lunga spirale di rami intrecciati e si arriva al centro, qui si accende una candela e questa luce viene poi riportata lungo il cammino di uscita.
È un rito molto intenso ed emozionante e negli scorsi anni di lockdown è stato davvero un momento di fiducia e speranza.
Nonostante io abbia sperimentato l’effetto benefico di questo processo, amo mettere in dubbio e le riflessioni che nascono in me sono un po’ la continuazione di quanto sperimentato a Samhain con le proprie immagini terrifiche.
Credo ci sia bisogno di guardare il buio e questo mi porta a voler sperimentare diversamente il periodo che ci separa dal Natale.
Stare nell’attesa della luce discosta dal buio, sarebbe come vivere tutto l’inverno pensando alle meraviglie dell’estate.
Deflettere fa perdere l’occasione di godere di quello che c’è, fosse anche il nulla.
La notte esiste, il buio esiste.
Si può scegliere se temere o contemplare.
Ho avuto l’occasione di ascoltare un webinair di Lise Bourbeau nel quale parla dell’accettazione e credo che questa parola sia un po’ la chiave di volta.
Tanto semplice, tanto complesso.
Lise suggerisce di accettare tutto, mollare la presa, lasciare che sia.
Accettare di essere umani, di non essere perfetti e quindi vivere pienamente anche tutti quei momenti in cui non ci amiamo, in cui siamo irascibili, violenti, tristi, sfiduciati, irrisolti… e ognuno aggiunga quella caratteristica di sé che proprio non vorrebbe avere e contro la quale innalza muri e per combattere la quale indossa una maschera.
La cultura in cui viviamo non ama l’accettazione, è spesso considerata un’attitudine passiva che per il quieto vivere porta a rinunciare a parti di se stessi.
La realizzazione personale a ogni costo invita alla sfida, a essere la versione migliore di se stessi e ad andare oltre il limite.
Ma se quel limite non fosse tale?
Se imparare a stare nel buio senza cercare la luce permettesse di affinare i sensi e sviluppare nuove abilità e intuizioni?
Se permettesse di uscire dal ritmo conosciuto e svelasse parti sconosciute di noi?
Non ho risposte, ma solo la voglia mista a un innegabile timore, di provare a stare e a contemplare il buio, senza affrettare l’alba.
Se anche tu hai voglia di sperimentarti, ti propongo questa breve pratica:
- concediti qualche attimo per contattare quella parte di te che proprio non riesci ad accettare e contro la quale lotti da anni,
- costruisci almeno una decina di piccole barchette di carta,
- su ogni barchetta scrivi la parte di te individuata al punto 1 (mi raccomando che sia sempre la stessa ripetuta più volte),
- riempi la vasca da bagno, fai galleggiare le barchette e immergiti,
- concediti il tempo che ti serve per stare con quella parte di te che hai sempre combattuto.
CONDIZIONE IMPRESCINDIBILE È CHE LA STANZA DA BAGNO SIA TOTALMENTE BUIA
– Che emozioni emergono?
– Senti l’esigenza di trasformare o puoi rimanere ancora un po’ con la sensazione presente?
– Prova gradualmente a togliere le barchette e osserva se cambia qualcosa nel tuo sentire.
– Quando è il momento buono per te, sciacquati e termina l’esperienza.
Le emozioni che ci attraversano hanno durata e intensità variabile.
A volte è sufficiente prenderne coscienza per accoglierle in modo diverso dal passato.
Se hai domande o semplicemente vuoi raccontarmi la tua esperienza, scrivi a info@claudiaclerici.it.
Scrivi un commento