Ma è un corso per bambini No è un mondo che si apreSpesso quando promuovo i miei corsi presso persone che mi conoscono poco mi sento rivolgere questa domanda. L’idea che la pedagogia e l’educazione siano dimensioni legate ai bambini è ancora radicata, tralasciando tutta quella parte di educazione degli adulti che avrebbe molto da dire, specialmente nella realtà contemporanea.

È quindi importante andare oltre l’interpretazione letterale del termine greco che riporta al παῖς (= bambino) per focalizzarsi sulla dimensione moderna che privilegia lo sviluppo globale della persona per l’intero arco della sua vita. E questo concetto si chiarisce in me anno dopo anno, non solo camminando con le persone, ma occupandomi del mio stesso percorso.

Negli anni dell’università comprendevo con la mente, ora sono in grado di percepire con sfumature più profonde. Ciò che prima mi appassionava a livello cognitivo, cogliendo le specificità che i vari autori davano all’esperienza umana, ora mi entusiasma oltremodo, vedendo come ogni individuo sperimenta la vita presente cercando di integrare il suo bagaglio precedente con le sfide e i sogni del futuro.

Il presente che viviamo mi interroga molto. Mi sono specializzata in pedagogia interculturale, focalizzando la mia attenzione sulle sfide poste dalla globalizzazione all’educazione alla pace. Erano appena crollate le torri gemelle e si erano aperti scenari inediti, ma analizzando la situazione attuale rivedo esattamente le stesse dinamiche culturali, seppur con etichette apparentemente differenti e acuite dalla diffusione ormai capillare dei social media.

I problemi evidenziati da Giuseppe Vico relativi al Novecento oggi mi sembrano quantomai pressanti e ancora collegati ad un individuo che non è in grado di educare la propria coscienza riflessa, l’unica in grado di rendere protagonisti della propria vita e non semplici spettatori in balia di forze contrastanti.

L’educazione, oggi come in passato, ha il compito di aprire gli occhi per ciò che essa già vede, così che altri lo possano vedere ed è importante che gli educatori continuino ad essere coscienze anticipanti, fiduciosi nella intrinseca forza generativa della creatività umana, nonostante le molteplici incognite sul futuro.

Questo rimane il fine ultimo del mio lavoro come pedagogista e counselor, accompagnando ogni persona e ogni gruppo a vivere un’esperienza, traendo da essa quello che arriverà, sospendendo giudizi, aspettative e interpretazioni, nella fiducia che con i suoi tempi l’immagine complessiva si delineerà.